A CHI U’SARAVISA?
Oggi, che sono diventata io la vecchia del branco, la custode del fuoco, sono ritornata a rimescolare nella mia memoria, a scrivere e ricamare come mi pare. Io non so se la distanza nasconde, sfuma o aiuta a vedere meglio, so però che la memoria è un elemento instabile, letterario, riscrive continuamente i ricordi, abbellisce, reinventa: si comporta da scrittore, non da storico.
Per stimolare quell’angolo meraviglioso ho aperto la scatola che contiene alla rinfusa le foto in bianco e nero della mia famiglia. Foto piccole, unte, sfocate, scarabocchiate, tagliate. Ho rimescolato, rimescolato: uscivano voci, risate. Le ho annusate e guardate con nostalgia sorridente e le storie sono passate dalla memoria alle mie mani sulla tastiera da sole. E così sono nati questi 22 racconti sottotitolati Lessico famigliare romagnolo perché sono ispirati ai modi di dire, alle espressioni, alle battute di una famiglia romagnola-imolese durante gli anni Sessanta. Prendono il via da una frase in dialetto, da ritornelli di tipici momenti familiari, intercalari, modi di dire di casa mia,
Roberta Giacometti